Ho scelto di donarti al mondo
(a mia figlia)
Ho scelto di donarti al mondo.
Perché tra venti o trent’anni,
-non so adesso il perché –
per una notte, tornerai qui, a dormire.
So già come andrà a finire.
È tardi, ma io ti aspetto.
Indosso il blu profondo d’un vestito,
il mio colore preferito.
Tra le mani, la staffa notturna
d’ un bicchiere di vetro.
Ad un tratto, bellissima, tu arrivi.
Bella, come può esserlo una viola a sera,
o la magnolia, o l’orchidea e il narciso,
com’è l’erba di trinità
nei campi di primavera.
La rugiada di tutte le foglie
sembra aver fatto un nido,
ai nostri occhi, in paradiso.
Com’è da sempre, a quest’ora,
librano in volo le lucciole danzanti.
Quel che chiamavi – ricordi? –
“campanelli brillanti”,
al fischio sereno dell’assiolo.
È festa, per la tua stanza.
Ecco le fiabe, le fate,
gli eserciti dei giochi addormentati.
Fa il saluto un orso-soldato,
e le bambole che hai tanto cullato,
adesso restano in posa.
La cera d’una scatola nascosta
ha ancora il soffio e l’odore
della tua prima candelina rosa.
Sul muro, un disegno allegro di matita
che parla tanto della nostra vita.
Vuoi ancora che racconti qualcosa,
mentre socchiudi le palpebre,
stanca e distesa.
Per quanto, m’avrai tenuto sveglio?
Storie su storie, regni e ranocchi,
la tua manina, stretta alla mia,
la nostra poesia, per dormire meglio.
Ho scelto di donarti al mondo.
Per rialzarti al doloredei giorni difficili e distanti,
per condurti all’amore,
al sentiero dei libri importanti,
al tuo cammino,
al bagliore del tuo destino.
Per un principe buono, e innamorato,
per un bacio che non è mai mancato.
Per amore, ho scelto,
di donarti al mondo.
Perché una sera,
-non so adesso il perché –
sapevo che tornavi da me.
Ecco il teatro di stelle,
come nessuno ricorda.
La notte è sorda,
non ha più lamenti,
non fa più rumore.
Com’era una volta,
Elena, mi hai preso il cuore,
e ti addormenti.
Antonio Blunda