INNOCENZA
Nel verderame del cortile i tuoi occhi di foglia
L’interrogativo resta sospeso
come quel filaccio di nube sopra il tetto
…Cos’è la guerra, nonna?
lo balbetto e forse impallidisco. Mi aggrappo
al respiro del mattino. Mi faccio, poi, buffa. Salto qua là
sulle gambe malferme, mi confondo. E ti parlo del grillo
e della lumaca, del gelsomino che frastaglia il muro
del geranio che avvampa,
della farfalla bianca sulla tremula lavanda
E ti parlo del palloncino sgonfio
faccio io, basta un po’ di fiato
Ma tu non molli. Cacci il piccolo dito nella mia bocca
succhi le parole con quella crudeltà di latte
…Cos’è la guerra?
E mi cade addosso, come acqua d’agosto, il sangue
Ossa di cemento, stracci di carne sul selciato
nella nera luce
E mi cade addosso il bambino spezzato
come il tuo pinocchio sotto i cumuli di cose, giù
in cantina
Mi cade addosso l’orrendo frastuono del ferro
Il gesto insano, folle, il tormento della madre, l’urlo
arrotolato in gola
Il gelo, la sete, lo spettro dell’orrore e del dolore
E mi sbrana
l’occhio dell’oppresso, la fierezza, l’orgoglio
…Là, ad un fiato. Sul ciglio della nostra esistenza
fatta di pane caldo e coltri di lana e piume
Allora apro la bocca e faccio per dire e cercare
un fiato che non sia stroppo sangue, troppo terrore
e distruzione
ma tu, traballando sulle gambe, corri via
e scovi il grillo e la lumaca e il palloncino sgonfio
Vacante mi lasci. Sospesa tra l’orrore
e il sublime istante della tua innocenza.
Maria Cristina Clotilde Di Dio